Contesto geografico
La posizione geografica del sito, permette una comunicazione diretta con la Valsugana, la quale attraverso la valle del Fersina continua fino a Trento, che costituisce un importante asse viario e culturale del Trentino sud-occidentale; ma dall’altra permetteva il collegamento con la Valle del Piave, quindi con la pianura alto-adriatica. I resti dell’abitato retico sono posti sul dosso che si alza sulla sinistra orografica del torrente Grigno a occidente di Castello.
La parte sommitale del dosso, si è modificata nel corso del tempo, con la costruzione nel XV secolo della chiesa di Sant’Ippolito e nella metà dell’Ottocento del cimitero. L’area in cui sorge il sito, è stata in parte sfruttata come cava per l’utilizzo delle pietre da costruzione e in parte coltivata, successivamente trasformata in un parco pubblico comunale.
Storia delle ricerche
Le prime notizie di ritrovamenti archeologici sul Dosso di S. Ippolito risalgono al 1862, quando nell’area fu costruito il nuovo cimitero vicino alla chiesa di Sant’Ippolito. Gli storici locali segnalano la scoperta di oggetti antichi (fibule, monete consolari, imperiale e una greca) e tracce di un antichissima strada.
Fra il 1977 e il 1979 l’area del dosso di San Ippolito, rialzo roccioso al margine nord-occidentale del paese di Castel Tesino, è stata oggetto di scavi archeologici promossi dalla Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento, alla cui guida si sono succeduti Renato Perini, Gianni Ciurletti ed Enrico Cavada. Le indagini hanno evidenziato come la distribuzione del materiale rinvenuto, già nella metà dell’Ottocento, potesse far pensare che l’insediamento occupasse l’intera area del dosso.
Sito archeologico
La prima frequentazione del sito avvenne nel Bronzo Finale, attestando le tracce di alcuni forni fusori, ma l’insediamento stabile nel sito di Doss S. Ippolito si concentrò nella Seconda Età del Ferro (V e IV secolo a.C. fino alla seconda metà del I secolo d.C.). Risultano fondamentali ai fini della datazione del sito i reperti rinvenuti, il cui momento iniziale dell’insediamento è costituito dalla fibula Certosa, mentre quello finale fornisce un termine post quem, ovvero in base al rinvenimento dell’asse di Augusto emesso nel 16 a.C., si può ritenere che nel corso del I secolo d.C. avvenne l’abbandono del sito. Quest’ultimo avvalorato dal rinvenimento di vasellame da mensa databile fra l’epoca augusta e quella flavia. In base allo studio dei reperti rinvenuti, si ritiene che l’occupazione del sito di S. Ippolito avvenne fra il IV e I secolo d.C. Oltre a fornire datazioni, i reperti hanno permesso di comprendere le relazioni commerciali e di controllo del sito, motivate dalla sua importante posizione geografica. Anche se Castel Tesino, si pone nell’area periferica orientale dell’areale retico, costituisce un sito fondamentale per comprendere la trasformazione dalla protostoria alla romanità.
Strutture in situ
Gli scavi archeologici hanno messo in luce nel bordo settentrionale del dosso, due ambienti seminterrati, riferibili alla tipologia della casa retica, che presentano le seguenti caratteristiche: forma quadrangolare, interro della parte inferiore della costruzione, presenza di massi quadrangolari, buche circolari nei pavimenti per i pali verticali e nella casa 1 è presente un corridoio d’accesso con gradini scavati nella roccia.
Le due abitazioni sono state intagliate nella viva roccia, ma causa di problemi di adattamento ambientale e morfologico, si sono create strutture articolate su più livelli, con la presenza di un varco aperto nella parete a valle che s’inserisce in un vano sottostante non scavato. La superficie delle due abitazioni: una raggiunge i 60 mq e l’altra i 37 mq. Uno degli edifici presenta un corridoio gradinato rettilineo, che collegava sia l’interno che l’esterno; il pavimento doveva essere in terra battuta o con assi in legno per livellare il fondo roccioso, con presenza di un focolare aperto in argilla. Le due abitazioni retiche, rappresentano soltanto una parte del villaggio, probabilmente tutta la zona sommitale ad ovest del dosso era occupata da un gruppo di vani scavati nella roccia e forse erano comunicanti. Per questo motivo risulta difficile comprendere l’assetto economico, probabilmente l’occupazione principale, considerando l’altitudine e il clima alpino, era la pastorizia con l’allevamento di animali d’alpeggio e l’agricoltura di piante cerealicole. In epoca augusta, il sito inizia a perdere gradualmente importanza, forse motivato dalla nascita di nuovi modelli economici, a favore di altre aree del Tesino o della Valsugana. Nel parco pubblico comunale, dove si collocano le due strutture retiche visibili, è collocata la pannellistica illustrativa del sito archeologico.
38053 Castello Tesino (TN)
Email: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
Tel: 0461.492161
Sito web: www.trentino.cultura.net/archeologia.asp
Visitabile per portatori di handicap e con passeggini
• cartellonistica Le vie della storia– via Cluadia Augusta (italiano, inglese e tedesco)
• pannellistica in situ in italiano ed tedesco
Cavada E., Il Dosso di S. Ippolito e la conca del Tesino, in (a cura di) Ciurletti G., Il territorio trentino in età romana: Trento, Castello del Buonconsiglio, 30 aprile-23 giugno 1985, n. 2, Provincia Autonoma di Trento Servizio Beni Culturali pp. 34-38.
Cavada E., Il territorio: popolamento, abitati, necropoli, in (a cura di) Buchi E., Storia del Trentino, L’età romana, II, Bologna, Il Mulino 2000.
Ciurletti G., Perini R., Castel Tesino, in “Studi Etruschi”, XLVII, 1979 pp. 502-503.
Ciurletti G., Dosso di S.Ippolito (Castel Tesino-Trento), in Aquileia Nostra, A. 51, 1980 pp. 413-414.
Roberti G., Rassegna dei ritrovamenti nella Valsugana, in VI Annuario della R. Scuola complementare N. e P. Bronzetti di Trento per l’anno scolastico 1928-1929- A. VI (1929), pp. 12-13.
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