La località di Campi Neri, in Val di Non, è nota per aver restituito importanti reperti, tra cui la nota Tabula Clesiana, famosa lastra in bronzo recante inciso l’editto dell’imperatore Claudio, che nel 46 d.C., estendeva la cittadinanza romana ad Anauni, Sinduni e Tulliassi. Inoltre, numerosi frammenti con dedica a Saturno, fecero avanzare l’ipotesi che a Campi Neri fosse sorto un tempio dedicato al culto del dio, particolarmente venerato in Val di Non e in particolare nel Nord-Est dell’Italia. L’intera area ha restituito in passato un consistente numero di reperti, in particolare legati alla sfera cultuale, cronologicamente compresi tra l’età del Bronzo e la tarda romanità.
Storia degli scavi
Le ricerche eseguite tra il 1999 e il 2007 dalla Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento, hanno interessato l’ampia discesa prativa ad ovest dei terreni indagati nell’Ottocento. Le indagini hanno messo in luce una vasta area santuariale percorsa da “vie sacre”, individuando fasi diverse di frequentazione. La più antica è datata all’Età del Bronzo Finale (XII-XI sec a.C.), ha restituito un’estesa fascia semicircolare di terra mista a carboni e piccoli frammenti di ossa di animali, probabilmente connessa allo svolgimento di pratiche rituali caratteristiche dei santuari all’aperto chiamati Brandopferplätze alpini. La pratica rituale dei roghi votivi sono attestate in ambito alpino centro-orientale tra la fine dell’età del Bronzo e l’età del Ferro, con casi di continuità in epoca romana, come avviene, in Val di Non a Mechel e Campi Neri di Cles. Queste pratiche rituali prevedevano l’accensione di roghi votivi con il sacrificio di vittime e l’offerta di oggetti in metallo piegati o frammentati intenzionalmente, e a volte di cerali come hanno attestato a Campi Neri le analisi archeobotaniche.
Affianco sono stati messi in luce una decina di pozzetti di forma circolare, con diametro medio di 80 cm e profondi circa 50-60 cm, le poche fosse di combustione fino ad ora scavate non hanno restituito materiale significante. Inoltre, sono stati indagati una notevole quantità di manufatti a carattere votivo, quasi esclusivamente metallici, come numerose fibule in bronzo comprese tra il tardo I secolo a.C. e il IV sec d.C., ma anche attrezzi e armi in ferro talvolta piegate in un evidente gesto rituale. Inoltre sono state rinvenute undici tintinnabula (sei in ferro e cinque in bronzo) utilizzate come strumenti acustici per processioni rituali.
Musealizzazione sito archeologico
L’area archeologica musealizzata all’interno del parco della Azienda Pubblica dei Servizi di Santa Maria di Cles, risulta di notevole interesse, è una struttura databile tra la tarda età del Rame e l’inizio dell’Antica Età del Bronzo (2.500-2.000 a.C.). Si tratta di un ampio recinto di forma circolare, al cui interno è presente una struttura circolare più piccola, forse destinata all’accensione rituale dei fuochi; e un ulteriore recinto ad est. Nell’area sono emersi strumenti in selce alterati dal calore, ossa umane calcinate resti ceramici frantumati e offerte rituali carbonizzate.
Oltre al progetto di musealizzazione dei resti in situ, è stato allestito uno spazio nella nuova ala dell’edificio dell’Apsp, riservato all’illustrazione del sito tramite pannelli e strumenti multimediali. I pannelli illustrati descrivono la storia degli scavi di Campi Neri, dalla scoperta della Tabula Clesiana agli scavi più recenti. Di fronte è posto un altro pannello, che descrive la struttura muselizzata nel parco. Accanto è collocato un pannello molto interessante, nel quale sono state poste le immagine di una quarantina di reperti numerati, e il visitatore ha la possibilità, se interessato, di girare il pannello e vedere nello spazio retrostante, la breve descrizione e datazione di ogni reperto.
Inoltre, è presente un plastico, che ricostruisce ipoteticamente la sequenza stratigrafica dell’area archeologica di Campi Neri di Cles, dove risultano evidenti i diversi strati archeologici, sia per la diversa composizione (ghiaia, terriccio, ecc..) ma anche per il diverso colore. La ricostruzione stratigrafica risulta crepata, in modo che il visitatore possa osservare le copie dei reperti collocati con ordine stratigrafico. I reperti rinvenuti dagli scavi sono esposti al Museo Retico di Sanzeno.
Il video multimediale, creato dal Luciano Pugliese con la collaborazione dell’Ufficio beni archeologici, presente nell’edificio Apsp, ricostruisce virtualmente l’area santuariale di Campi Neri di Cles:
• video multimediale
• plastico della stratigrafia
Via Eusebio Chini n.37 – 38023 Cles (TN)
Tel: 0463.601311
Email: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
Lanzinger M., Marzatico M., Pedrotti A., Storia del Trentino. La preistoria e la protostoria, vol. 1, Il Mulino, Bologna, 2001.
Ciurletti G., Degasperi N., Endrizzi L., I Campi Neri di Cles: un luogo dalla protostoria alla tarda romanità: le ricerche in corso, in (a cura di) Mariette De Vos, Archeologia del territorio: metodi materiali prospettive: Medjerda e Adige: due territori a confronto, Trento 2004.
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