Storia degli scavi
Nell’ottobre 1993, furono scoperti i resti di età tardo-romana nel sito Giontec, posto tra il dosso di San Michele e il Monte di Mezzocorona; le ricerche sono proseguite fino al giugno 1995 mettendo in evidenza un estesa superficie di oltre quattro mila metri quadrati. Lo scavo ha restituito uno dei più vasti insediamenti rurali del Trentino, databile tra il I e il VI secolo d.C., infatti assume il nome di “Pompei Trentina”.
L’impossibilità economica di conservare in situ i resti romani portati alla luce durante i lavori edili, portò alla decisione di ricostruzione una simulazione di un antico edificio romano rurale della Piana Rotaliana, in modo tale che rimanesse la “memoria” dell’antico abitato.
Il progetto “Domus Romana”, ha risparmiato poche decime di metri quadrati del sito archeologico di Giontec che attualmente ospita eventi culturali di vario genere, tra cui mostre d’arte temporanee legate a tematiche storiche\archeologiche: in questo momento espone la mostra sulla botte.
L’architetto Bruno Pedri ha creato un progetto di musealizzazione, che consiste nell’apposita copertura a terrazza dell’ambiente riscaldato con sistema ad hypocaustum, sorretta da due colonne a forma cilindrica che ricorda l’atrium delle domus romane. Sotto la copertura della casa è visibile una parte conservata dell’ambiente riscaldato con sistema a hypocaustum, accanto al quale uno specchio riflettente, amplifica le dimensioni del vano riscaldato.
All’esterno dell’abitazione sono visibili alcuni reperti originali, in modo che l’epoca romana e la contemporaneità di Mezzocorona rimangano vive e visibili nella “memoria” dei cittadini. Nello spazio verde accanto all’edificio sono visibili due uliveti, una soglia romana in pietra di porta a due battenti, un pilastro in pietra di portone a un solo battente. Nello scavo dell’abitato rustico di Giontec, sono state scoperte, infatti, otto chiavi, di cui sette in ferro e una in bronzo.
Storia dell’insediamento
Le prime tracce di presenza umana nel sito si riferiscono alla costruzione e all’utilizzo dell’arteria stradale con direzione sud-ovest\nord-est. La strada era in ghiaia larga circa 2,70 metri, su cui si conservarono in parte alcune impronte delle ruote dei carri che la percorsero. A questa strada principale, si collegava una piccola stradina, anch’essa presentava evidenti tracce di solchi di carri, la quale confluiva poi nella strada principale. È stato ipotizzato, che questa strada principale, fosse un’arteria secondaria della Via Claudia Augusta.
La fase più antica è databile intorno al I secolo d.C., ma la prima presenza abitativa è intorno alla prima metà del II secolo d.C., con edifici di ridotte dimensioni e l’utilizzo di materiale modesto.
Intorno alla seconda metà del III secolo d.C. avvenne un generale miglioramento, con l’aumento della superficie occupata e si registra una forte innovazione nella tecnica edilizia, che permise la costruzione di strutture murarie e pavimentali dovute all’introduzione di malta di calce. Sono documentati edifici di abitazione, con focolare domestico, e un vano con sistema di riscaldamento ad aria calda (hypocaustum), ma anche, la presenza di strutture di tipo produttivo, con resti di forni utilizzati per essiccamento o per l’affumicazione.
Con la fine del IV secolo d.C. avvenne una generale contrazione urbana e un lento declino dell’abitato, con il riutilizzo di una tecnica costruttiva scadente,utilizzando muri a secco e pavimentazione in terra battuta. Alcuni spazi abitativi vengono convertiti in spazi aperti o recinti. Dagli scavi è stato individuato uno spazio libero tra le costruzione con funzione di cimitero intra moenia con una ventina di sepolture con corredi legati al vestiario e all’ornamento.
Nel limite settentrionale dell’abitato è stato rinvenuto un muro di cinta, al di là del quale si trovano gli appezzamenti agricoli. Nel VI secolo d.C. l’abitato di Giontec si spopola e le strutture subiscono un lento degrado, determinando il reimpiego dei materiali asportati in altri edifici. La strada, però, continuò a mantenere intatta la sua funzionalità, come dimostrano le tracce dei solchi dei carri, questo dato portò ad affermare l’importanza dell’arteria stradale, considerata un’altro ramo della Via Claudia Augusta. Alla fine del VI secolo un’alluvione del torrente Noce, segnò la fine dell’abitato romano di Giontec.
Musealizzazione
Lo spazio interno del sito del Giontec è dedicato a mostre d’arte e ad altri eventi culturali, infatti solo all’esterno dell’edificio sono visibili i resti archeologici tra cui alcuni reperti in pietra (come soglie di porta) e la parte conservata dell’ambiente riscaldato con sistema ad hypocaustum.
All’interno della “Domus Romana” sono posti dei pannelli illustrativi che descrivano la storia della Piana Rotaliana e la sua evoluzione geomorfologica. La sala ospita iniziative culturali, in particolare legate alla Via Claudia Augusta e alla storia antica della Piana Rotaliana. Attualmente, come evidenziano le immagini, sono esposti dei dipinti aventi come tematica la “botte”, che viene rappresentato da ogni artista con differente tecnica pittorica. La botte ha una storia, non indifferente per la Piana Rotaliana, visto che era utilizzata delle popolazioni celtiche per trasportare la birra, successivamente introdotta anche nel mondo romano per il trasporto del vino, infatti durante gli scavi del sito di Drei Canè è stata portata alla luce parte di una botte vinaria. All’interno della sala non sono presenti reperti, ma delle ricostruzione create dall’artista Giovanazzi, come l’ara del dio Saturno (divinità pagana della semina e della vite), che fu rinvenuta nel 1859 al di sotto della chiesa attuale di San Caterina di Roverè della Luna e la ricostruzione della pietra miliare di Rablà (conservata al Museo Archeologico di Bolzano).
Al di sotto della chiesa di Santa Caterina a Roverè della Luna, venne scoperta nel 1859 l’ara del dio Saturno, oggi conservata al Museo Castello del Buonconsiglio.
Nell’angolo della piazza della Chiesa, è collocata una ricostruzione scenografica del rinvenimento dell’ara votiva (I secolo d.C.) al si sotto della chiesa cristiana.
• didascalie copie reperti
Cavada, E., Il territorio: popolamento, abitati, necropoli, in (a cura di) Buchi E., Storia del Trentino. L’età romana, II, Il Mulino, Bologna 2000.
Settemila anni di storia della Piana Rotaliana: dalla sepoltura mesolitica di Borgonuovo all’abitato tardoromano del Giontec, (a cura di) Bersani, M., Mottes, E., Nicolis, F., Mezzocorona 2002.
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