L’itinerario archeologico che conduce all’area archeologica di San Martino, inizia dal parcheggio sopra il paese di Campi di Riva del Garda, dove risulta evidente la cartellonistica esplicativa del sito.
Da lì incomincia la passeggiata archeologica: camminando lungo un comodo sentiero pianeggiante, in mezzo al bosco, si giunge all’area archeologica in 10-15 minuti. Già all’inizio del percorso si scorge in lontananza, tra gli alberi, i resti delle strutture altomedievali. Lungo il sentiero sono presenti delle figure scolpiti su ceppi e radici.
Il Monte San Martino, anticamente chiamato Monte Englo, nasconde antiche leggende tramandate di generazione in generazione, come quella di un misterioso paese scomparso e di un capretto d’oro nascosto nella mitica “Fratta del Tesoro”. Un’altra leggenda di epoca cristiana, “senta de la Madona”, cioè un piccolo masso che riporta il calco lasciato nel sedersi da San Giuseppe, la Madonna e Gesù Bambino, durante la fuga in Egitto.
Arrivati all’area archeologica di San Martino ai Campi, si nota come la pannellistica disposta uniformemente lungo il percorso, sia in lingua italiana e inglese con presenza di QR Code. Proseguendo si giunge nell’area sommitale, dove è stato portato alla luce un luogo di culto preromano (III secolo a.C. – I secolo a.C.), trasformato nella metà del I secolo a.C. in un santuario romano (I secolo a.C.- IV secolo d.C.), con l’aggiunta di una “scala monumentale”, tutt’oggi percorribile. Quest’edificio sorgeva a strapiombo sulla montagna, regalando una vista mozzafiato dei paesini sottostante il monte.
Camminando lungo un breve sentiero nel bosco si arriva ai resti degli abitati e ambienti produttivi (IV-VI secolo d.C.) di un esteso insediamento; abbandonato nel corso del VI secolo d.C. o nel VII secolo d.C., distrutto da un incendio. A breve distanza sono visibili i resti della piccola chiesa dedicata a San Martino (VIII-XVIII secolo d.C.). In epoca bassomedievale la chiesa venne ristrutturata ed ingrandita, relative a questo periodo sono le otto tombe portate alla luce all’esterno del luogo di culto. La chiesa venne menzionata per la prima volta nel 1481, infine nel 1750 negli atti visitali se ne decretò la distruzione.
Parzialmente visitabile per portatori di handicap e con passeggini
• pannellistica in lingua italiana ed inglese con QR Code.
• Depilane italiano e tedesco