Contesto geografico
Il sito archeologico di Monte San Martino si trova presso Campi, località posta a nord-ovest di Riva del Garda. Il sito sorge sul monte San Martino, affacciandosi sulla piana gardesana in un punto strategico per le comunicazioni dell’antico Sommolago alla valle di Ledro (attraversando la bocchetta dei Trat), del Chiese e a Brescia e, in direzione nord, per il passo del Ballino, alle Giudicarie esteriori e alla Valle di Non. Anticamente il monte si chiamava Englo, ma, successivamente all’edificazione della chiesa dedicata a San Martino fu sostituito con il nome del vescovo di Tour. Questo cambiamento, come sostiene lo studioso locale Arrigo Guella, fu frutto di un mutamento dell’antica tradizione pagana a quella cristiana. L’edificio di culto, assunse molta importanza, infatti, fu frequentato anche dopo la sua demolizione, per le annuali processioni primaverili contadine della fertilità dei campi.
Nella zona sono ben quattro i luoghi che presentano tracce di fortificazioni e cappelle con toponimi legati a San Martino (S. Martino di Bleggio Superiore, S. Martino Lomaso, S. Martino ai Campi e il colle di S. Martino a Stenico), avvalorando l’ipotesi dello storico Bognetti, secondo cui Carlo Magno assegnò il controllo di alcuni luoghi strategici direttamente al monastero di San Martino a Tours. Significativa è la dedica a San Martino, vescovo di Tours e cavaliere, santo che protegge luoghi fortificati, inizialmente venerato dall’aristocrazia transalpina ed italica, e in seguito anche dalle classi più povere. La maggior parte dei luoghi dedicati a San Martino sorgono su alture isolate, dominanti i terreni coltivati, valichi e strade.
Storia della ricerca e degli studi
Le ricerche al sito di San Martino ai Campi, iniziarono nell’estate del 1969, in seguito ai numerosi rinvenimenti sul monte dal 1880 al 1924 e al ricordo di alcune leggende popolari che ricordavano l’esistenza sul monte di un paese. Nel 1969 un gruppo di studiosi e appassionati di storia locale del paese di Pranzo, guidati dal medico Arrigo Guella, assieme a Cesare Dongili e Alcide Michelotti, iniziarono a scavare nell’area. Nella primavera del 1970 misero in luce alcune strutture murarie, e l’anno successivo furono scoperte le aree del santuario. La notizia di significative scoperte nell’area, portò nel 1972 l’allora soprintendente alle Antichità delle Venezie, Giulia Fogolari, ad effettuare un sopralluogo: affermando che questo insediamento poteva essere considerato tra i più importanti di tutto l’arco alpino. Nel 1976, il sito passò sotto la tutela della Provincia Autonoma di Trento, da quell’anno divenne responsabile l’ex Soprintendente Gianni Ciurletti. Egli promosse regolari campagne di ricerca, negli anni 1976, 1977 e 1978, poi riprese, dopo un lungo periodo di sospensione, finalmente nel 1996 e ancora in corso.
Il legame tra Pranzo e il monte San Martino, è riconducibile sia ad avvenimenti storici, sia al “padre di San Martino”, ovvero Arrigo Guella, uomo di cultura che comprese l’importanza per gli abitanti di Pranzo di conoscere la propria storia e identità antica. Per questo motivo si decise di creare un piccolo Centro di Documentazione (visibile su prenotazione) nel paese di Pranzo, come punto di unione con il soprastante sito archeologico. Tali eventi storici ribadiscono il forte legame, tutt’oggi presente, del paese di Pranzo con il monte in cui sorge il sito archeologico.
Strutture in situ
Le strutture in situ attualmente visibili sono collocate in tre diverse aree: nell’area sommitale sorge l’importante luogo di culto preromano (III secolo – I secolo a.C.) e nella successiva epoca romana trasformandosi in un santuario (I secolo a.C.- fine IV secolo d.C.). Percorrendo un breve percorso nel bosco si giunge, nella zona sud-orientale a valle del santuario, dove sorgono gli abitati e gli ambienti produttivi (IV-VI secolo), accanto gli edifici con funzione pubblica (IV-VI secolo), sui quali si sovrappose la piccola chiesa di San Martino (VIII-XVIII secolo).
Periodo protostorico e romano
Il sito fu frequentato dall’età preromana, dove sono attesti, come negli altri siti di montagna, il culto dei Brandopferplätze alpini (grandi roghi votivi). Numerosi sono i manufatti protostorici datati alla Seconda Età del Ferro (Fritzens-Sanzeno), in particolare tra III e il I secolo a.C., i quali indicano l’utilizzo dell’area non solo a scopo cultuale ma anche abitativo, visto la presenza di frammenti ceramici.
Sui resti protostorici, nel corso del I secolo a.C. fu edificato un santuario romano, di pianta rettangolare che si estendeva per circa 1.500 mq, frequentato fino alla fine del IV secolo d.C. L’edificio cultuale romano, i cui ruderi sono oggi ben visibili, si presenta articolato in due grandi blocchi paralleli, separati da un’area centrale; questi corpi di fabbrica erano collegati una rampa poi sostituta dalla scala “monumentale”. Nel corso del tempo furono aggiunti alcuni ambienti lungo il lato est, ottenuti con la parziale asportazione della roccia. La funzione sacrale dell’area è dimostrata dal rinvenimento degli oggetti rinvenuti in alcuni ambienti, come le due are votive portate alla luce a sinistra nella scalinata. Queste due are, risultano di difficile interpretazione, essendo redatte in alfabeto latino ma con un codice linguistico preromano; documentando una delicata fase di passaggio dall’abbandono della lingua autoctona all’introduzione del latino. Durante l’epoca preromana sono documentate divinità femminili legate alla fecondità agraria e famigliare, e nel corso del I secolo d.C. fanno la comparsa anche divinità tipicamente romane.
Periodo altomedievale
Nella zona sud-orientale a valle del santuario, dal IV-V secolo d.C. si sviluppa un insediamento costituito da alcune strutture abitative e dalla viabilità interna. Gli edifici visibili, costituiscano una ridotta parte rispetto alla totalità dell’insediamento, utilizzato probabilmente con funzione militare. Gli edifici furono abbandonati, in seguito ad un incendio, nel corso del VI secolo d.C. o nel VII secolo d.C.
La chiesa, dedicata a San Martino, venne costruita probabilmente già nel VI secolo d.C., sui resti del villaggio tardoantico (IV-V secolo d.C.), che si addossava al muro ovest dell’edificio pubblico, con abside ad oriente. In epoca bassomedievale la chiesa venne ristrutturata ed ingrandita, relative a questo periodo sono le otto tombe portate alla luce all’esterno del luogo di culto. La prima menzione della chiesa si ebbe nel 1481, infine nel 1750 negli atti visitali se ne decretò la distruzione.
Archeotrekking all’area San Martino ai Campi (Tenno)
Musealizzazione strutture in situ
L’archeologica di San Martino ai Campi, recentemente musealizzata, dispone di una pannellistica numerata, con l’utilizzo di QR Code ed ipotetiche ricostruzioni tridimensionali delle strutture in situ, permettendo, così, di comprendere l’architettura antica dell’area. La pannellistica accompagna il visitatore dall’inizio della passeggiata archeologica (parcheggio) sino alle tre aree principali del sito, illustrando, anche attraverso le immagini dei reperti rinvenuti, la storia del sito e delle strutture murarie, ma anche gli influssi culturali.
Per segnalare il sito archeologico, all’inizio del sentiero, accanto al pannello è stata infissa una colonna, sulla quale sono raffigurati i reperti più significati del sito, con in cima un capretto, per ricordare la leggenda popolare del capretto d’oro.
I reperti più significati rinvenuti duranti gli scavi sono esposti nella Sezione Archeologica del MAG: come la statuetta raffigurante la madre con il bambino, i bronzetti di divinità e le numerose epigrafi redatte in alfabeto latino con codice linguistico indigeno. Di recente è stato rinnovato il Centro di Documentazione di Pranzo, il quale espone alcune copie dei reperti più significativi corredati da pannelli esplicativi e la proiezione di un video illustrativo del sito archeologico.
Parzialmente visitabile per portatori di handicap e con passeggini
• pannellistica in lingua italiana ed inglese con QR Code.
• Depilane italiano e tedesco
Bellosi G, Granata G, Pisu N, Monte di San Martino, San Martino, in Brogiolo GP, Cavada E, Pisu N, Ibsen M, Rapanà M, APSAT 11. Chiese trentine delle origini al 1250, Mantova, 2013, pp. 215-217.
Ciurletti G., Qui, a due passi da Riva. Il complesso santuariale di Monte S.Martino: dalla protostoria all’età moderna, in (a cura di) Bellintani P., “Quando le cattedrali erano verdi”, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Beni Culturali-Ufficio Beni Archeologici 2000, pp. 53-56.
Ciurletti G, Fra il Garda e le Alpi di Ledro. Monte S. Martino. Il luogo di culto (ricerche e scavi 1969-1979), Trento 2007.
Guella A, Pranzo nei secoli, Arco 1996.