Il sito archeologico di Drei Canè, fu messo in luce alla fine degli anni Ottanta, durante i lavori di edificazione di uno nuovo stabilimento della Cantina di Mezzocorona. I lavori edili, portarono alla luce parte di un’azienda agricola vocata alla viticultura, alla coltivazione di cereali e all’allevamento di ovini e di suini. I resti murari, risultavano divisi in due settori a causa dei lavori moderni, gli ambienti del primo settore sono oggi visibili in situ, purtroppo, le strutture del secondo settore, furono interessate dalla costruzione dell’ala est dello stabilimento vinicolo.
Le ricerche archeologiche, hanno consentito di ricostruire la storia di questo abitato rurale, databile non prima dell’età tardo-repubblicana e il VI secolo d.C., che si snoda attraverso diverse fasi di sviluppo, di espansione, di contrazione e di abbandono.
Le prime tracce della presenza umana nel sito di Drei Cané, si riferiscono a strutture realizzati in pietra e legno, in continuità con i modelli protostorici. Questa prima fase, databile nel I secolo a.C. e il primo quarto del II secolo d.C., in base al rinvenimento di frammenti ceramici e di fibule. Nei primi decenni del II secolo, l’insediamento si riorganizzò, con la costruzione di tre nuovi edifici, sorti attorno ad un cortile e vicino ad una strada d’accesso. Il periodo di maggior sviluppo dell’abitato è tra la piena e tarda età romana (III-V secolo d.C.). Tra la fine del V e l’inizio del VI il sito viene abbandonato; si registrano azioni di spoglio e il reimpiego di questi materiali in un’altra sede abitativa. Alla fine del VI secolo, una violenta alluvione del torrente Noce, causò la distruzione dell’insediamento.
Settore 1
In situ, rimangono visibili i resti strutturali di un unico edificio diviso in almeno sei vani, di forma e funzioni diverse. I resti murari, sono stati musealizzati, quindi percorrendo una passerella in acciaio, si possono osservare i seguenti vani :
- Vano I: sono stati individuati due piani d’uso, il primo più antico in malta di calce, il secondo in terra battuta. Accanto al muro sud, era posto un focolare di forma quasi quadrangolare, e soprastante un piano costituito da frammenti di laterizio. Il vano ha restituito un reperto unicum, sia per il periodo cronologico che per il suo utilizzo nell’edilizia privata: transenna a trifora.
- Vano L: ha restituito 18 antoniniani, monete coniate tra il regno di Aureliano (270-275) fino a Caro (282-283), considerati un ripostiglio, intenzionalmente interrato per sottrarlo a qualche pericolo (prima della riforma di Diocleziano del 295 d.C.). Negli strati soprastanti del vano, fu rinvenuta una tomba con ossa di neonato inumato in una fossa (grazie alla datazione delle monete, la sepoltura ha come termine post quem l’ultimo quarto del III secolo d.C.).
- Vano A: attiguo al vano L.
- Vano M: mostra tracce in negativo per montanti lignei (forse un telaio); svolgeva la funzione di magazzino e di deposito per le derrate, visto che furono rinvenuti resti botanici (vinaccioli, cariossidi di frumento), e un frammento inferiore di anfora da trasporto, in cui sono stati rinvenuti alcuni frammenti del guscio di noci. Probabile, la presenza di una scala per il piano superiore.
- Vano D e C: nel vano C, fu individuato un focolare.
- Vano G: è stata individuata una doppia fila di buche circolari o sub-circolari, di queste evidenze in negativo sono state formulate due diverse ipotesi: le buche erano state create dalla costruzione di un ponteggio aereo per la edificazioni delle murature; la seconda riteneva le buche, coeve con l’utilizzo della struttura, interpretandole, come evidenze per la costruzione di una tettoia. Inoltre, nel vano sono stati rinvenuti due focolari, utilizzati in periodi diversi. Come nel vano L, è stata rinvenuta una tomba in fossa di neonato.
- Vano B: il vano restituisce una superficie ridotta, sia per le cesure antiche che moderne; numerose risultano le buche nella parte centrosettentrionale del vano. Il vano, potrebbe avere assunto la funzione di cucina, poiché ha restituito numerosi resti di animali legato al consumo di carne.
Settore 2
I resti del settore due, non sono più visibili, furono inglobate nella costruzione dell’ala est della cantina, dopo essere stati indagati archeologicamente. Quest’area era composto da un ampio cortile e da un tratto di strada glareata (in ghiaia) per il trasporto di carri e per i pedoni. In questo settore sono state portate alla luce due diverse strutture: l’edificio settentrionale, in cui si svolgevano attività domestiche connesse con la cucina (presenza di focolare in situ); e, l’edificio meridionale, in base all’assenza di focolare, pavimenti strutturati e murature prive di rivestimento, non si ritiene che abbia avuto una funzione residenziale, ma probabilmente una funzione di magazzino per derrate e attrezzi.
Insediamento di Drei Canè
L’azienda agricola e produttiva romana, era di proprietà di un ricco romano di Tridentum, visto che dista poco più di 15 chilometri. Inoltre, dalla città giungevano apparati architettonici di pregio (soglie, stipiti, finestre) e i manufatti lapidei in calcare ammonitico, estratto e lavorato nella cave cittadine.
Gli scavi archeologici hanno portato alla luce molti reperti, vasellame da cucina e da mensa; manufatti in metallo, pasta vitrea e osso; monete; manufatti da costruzione e strumenti per il lavoro, i quali sono conservati presso il Castello del Buonconsiglio di Trento.
Nel sito furono scoperti resti carbonizzati di vite e di vinaccioli (circa 200 fra interi e frammentati), ma anche frammenti di anfora, attestando la coltivazione della vite e del consumo del vino a Mezzocorona. Gli ricerche hanno potuto dimostrare la coltivazione della vite in loco, ma non è possibile individuare il tipo di vitigno coltivato, possiamo fare riferimento alle fonti classiche, le quali citano il vino retico, considerato da Virgilio meno importante solo del vino Falerno prodotto in Campagna. Oltre all’uva e alla vite, sono attestati resti di noci, pesche, nocciole, more, sambuco; attestata è, anche, la consumazione di carne, per la presenza di frammenti di ossa di animali (caprovini, suini e bovini).
Musealizzazione del sito archeologico
Il progetto di musealizzazione dell’area è stato ideato dall’architetto Bruno Pedri, il quale per ragioni di conservazioni non ha potuto mantenere visibili le strutture. I resti del settore 1, sono stati inseriti in una struttura in cemento armato con robuste travature, in modo da sostenere il piazzale soprastante. Successivamente si è voluto realizzare il percorso di accesso all’area archeologica, ma senza intralciare le attività lavorative della produzione vinicola. Per questo motivo, l’area musealizzata appare oggi molto semplice, anche, per la volontà di non distogliere l’attenzione del visitatore dai resti romani.
Il percorso di visita è di “forma circolare”, permette al visitatore di camminare sulla passerella metallica, osservando i resti dell’abitato romano di Drei-Cané, mediante la spiegazione di pannelli e didascalie.
Oltre ai resti strutturali in situ, sono visibili alcuni manufatti lapidei rinvenuti durante gli scavi: un focolare, un pistrinum, la parte di un pozzo e alcune soglie di abitazione. Mentre, nella parete di fronte all’entrata, sono stati collocati, i resti di alcuni sarcofagi litici a cassone di una necropoli paleocristiana monumentale scoperta nel 1966 e nel 1974 durante i lavori della Cantina della Lega a Mezzocorona. Pochi, ma significativi, sono i reperti esposti: un coperchio di sarcofago con croce a braccia rettilinei, e un frammento di lastra, il cui motivo decorativo è costituito da un cistogramma, e sotto è presente un’epigrafe funeraria incompleta MAVRVS DIA.
• pianta dei resti in situ
Cavada E., Una fattoria tardoromana nel cuore della Piana Rotaliana, in “Periodico a cura del circolo Culturale ’78, n.3, ottobre\novembre 1988.
Buchi E., Storia del Trentino. L’età romana, II, Il Mulino, Bologna 2000.