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Area archeologica San Martino a Lundo\Lomaso

Posizione geografica

Il sito archeologico di San Martino sorge sull’omonimo monte (985 m), occupando una posizione strategica, infatti domina dall’alto tutte le Giudicarie Esteriori, in particolare i suoi antichi distretti pievani del Banale, Bleggio e Lomaso, avendo alle spalle il valico Passo di San Giovanni (1105 m), che separa il Lomaso dall’Alto Garda. Nella zona sono ben quattro i luoghi che presentano tracce di fortificazioni e cappelle con toponimi legati a San Martino (S. Martino di Bleggio Superiore, S. Martino Lomaso, S. Martino ai Campi e il colle di S. Martino a Stenico), avvalorando l’ipotesi dello storico Bognetti, secondo cui Carlo Magno assegnò il controllo di alcuni luoghi strategici direttamente al monastero di San Martino a Tours. Significativa è la dedica a San Martino, vescovo di Tours e cavaliere, che proteggeva i luoghi fortificati; inizialmente venerato dall’aristocrazia transalpina ed italica, e in seguito anche dalle classi più povere. La maggior parte dei luoghi dedicati a San Martino sorgono su alture isolate, dominanti i terreni coltivati, valichi e strade.
Il sito sorge in una posizione isolata e di difficile accesso, su di un tracciato viario antico di notevole rilevanza, termine meridionale obbligato per l’accesso sul Garda dei numerosi tracciati delle vallate settentrionali (valle del Sarca, val di Sole, valle di Non), divenendo nel Medioevo una via commerciale del Trentino occidentale, come alternativa alla viabilità della Valle dell’Adige, attraverso la quale nel 16 a.C. viene costruita la via Claudia Augusta.

Valli Giudicarie Panorama da LundoDopo l’occupazione gota, l’intero Trentino meridionale assunse caratteri di confine imposto da Narsete (generale bizantino del VI secolo) per frenare l’incursione dei Franchi, i quali miravano alla conquista dell’Italia settentrionale. Quest’area rappresentò un teatro di scontri, tra il secondo e l’ultimo terzo del VI secolo, che vede l’alternanza dei Goti, Franchi e Bizantini. Questi antichi tracciati furono privati della loro importanza con la viabilità moderna: l’antico percorso che da Lundo porta al Passo di San Giovanni è diventato oggi la Strada Forestale (SAT 425).

Fonti e identificazione

L’insediamento fortificato di San Martino a Lundo non è citato nelle fonti né in documenti medievali, la prima menzione relativa dell’oratorio di San Martino si ha nel resoconto della visita (Visitatio Clesiana) nel 1537, quando viene elencato tra le cappelle della pieve di Lomaso. L’edificio di culto fu frequentato sino agli anni quaranta del Novecento, successivamente l’abbandono e il crollo ne segnarono la scomparsa; e dell’oratorio ne rimase soltanto memoria. Le ricerche e gli scavi hanno alimentato il dibattito storiografico del sito di San Martino Lomaso, in merito alla sua identificazione come castrum Ennemase, infatti l’attenta analisi del coronimo attuale “Lomaso” richiama il castrum stesso. Lo storico Paolo Diacono, storico longobardo dell’VIII secolo, nell’Historia Langobardorum ricorda i castelli depredati dai Franchi nel 590, tra cui l’ultimo il castrum Ennemase, localizzato nel Trentino meridionale nell’area che coincide con il Lomaso.

Storia della ricerca e degli studi

Le ricerche nel sito sono iniziate con finalità di studio territoriale nel 1998, portarono all’ideazione nel 2004 del progetto di ricerca “San Marino\Lundo-Lomaso” (SMALL) sostenuto dalla Provincia Autonoma di Trento con partner la Soprintendenza per i beni culturali – Ufficio beni archeologici  ma anche l’Amministrazione Comunale di Lomaso ed altri enti fra cui l’Ecomuseo delle Judicarie, e dal 2008 la Bayerischen Akademie der Wissenschaften. Dal 2004 fino al 2014 nel sito archeologico di San Martino sono state avviate sistematiche campagne di scavo estive. La ricerca archeologica, che ha messo in luce un insediamento fortificato stimato circa 10.000 m quadrati, è stata preceduta da un ampio screening, il quale ha permesso di valutare la potenzialità archeologica dell’area (foto d’archivio, cartografia, aereo fotointerpretazione, ricognizione, prospezioni geofisiche, immagini LiDAR) sviluppando al contempo lo studio del paesaggio storico delle Giudicarie. Archeotrekking all’area archeologica di San Martino Lundo\Lomaso

Sito di San Martino di Lundo

Il sito di San Martino a Lomaso era un insediamento fortificato altomedievale (castrum), di notevoli dimensioni e complessità strutturale, progettato per controllare una via di collegamento strategico dalla Pianura Padana sino al centro dell’Europa. Lundo 360 2

Gli scavi hanno messo in luce nell’insediamento fortificato di San Martino,  una superficie pari a 10.000 mq, costituita da alcuni componenti principali:
– un sistema difensivo in opera muraria (cortina) di forma ovale che si sviluppava per una lunghezza di circa 1,5 km, spessa più di un metro con doppio paramento in alzato, riportata in luce per tratti non continui. La cortina si appoggia al suolo naturale, adottandosi alle irregolarità della roccia, evidente risulta la tecnica di collocare grosse pietre alla base della muratura con funzione di sostegno della parete.
– avancorpi bastionati, dove erano poste le due porte d’ingresso a doppio fornace (N e S) in corrispondenza dei due percorsi di salita. Gli avancorpi sono in parte visibili fuori terra: nella parte N del monte la struttura si scorge a fatica tra la vegetazione, mentre a S ha tratti in alzato fino a 8 metri che sbarra il versante.
– realizzate contemporaneamente alla cinta muraria sono le torri, di cui è visibile quella in corrispondenza dell’angolo S\E, ad unico vano di forma quadrangolare, il cui ingresso è a lato della cortina e al termine di una breve rampa d’accesso. Non si conosce l’altezza originaria della torre, la quale avrebbe fornito un’idea della sua capacità di avvistamento e di difesa del sito.
– nella cortina si aprivano due porte (rispettivamente a N e S), l’impianto è a “porta-torre” con fornice largo 3 metri.

– il settore centrale del sito, fu utilizzato inizialmente con funzione di cantiere, con la realizzazione della strada interna. In seguito furono edificati alcuni fabbricati a lato della strada, che si presentano oggi poco conservati, essendo stati costruiti con tecnica e materiale “povero” (in legno e con tecnica mista). Altri edifici furono costruiti con l’intervento di maestranze più abili, sfruttando i materiali disponibili sul loco, ad eccezione di litotipi di provenienza esterna (calcare oolitico).

Oltre al fabbricato in posizione esterna, sono stati messi in luce sei edifici all’interno della cortina, con l’aggiunta di un grande magazzino (horreum), il quale non ha lasciato tracce dirette, ma la cui funzione è comprovata dal rinvenimento, in giacitura secondaria, di un’ingente deposito di derrate carbonizzate da un violento incendio.  Tra questi edifici soltanto uno è stato individuato con funzione abitativa, articolato in tre ambienti, il primo interpretato come spazio domestico e di cucina in base al rinvenimento di un focolare (rari i focolari nel sito su un totale di una ventina di ambienti), il secondo come spazio di servizio\transito e il terzo, il più ampio, potrebbe essere un ambiente di soggiorno, forse con funzione di alloggio per il personale della fortificazione.

Lundo 360– sulla sommità del monte sorge l’oratorio dedicato a San Martino, la cui costruzione necessitò la modifica di un tratto del muro di cinta. L’edificio di culto era a pianta quadrangolare a sviluppo longitudinale con abside semicircolare distinta a est, articolato in due ambienti: un corpo principale e un corpo laterale, costituito da quattro vani autonomi e non di ampia superficie (il vano a W presenta un pozzetto quadrangolare in angolo e una scala interna, di cui sono visibili i primi due gradini).

In relazione con l’aula dell’edificio di culto sono state portate alla luce sette inumati in giacitura primaria (quattro adulti e tre subadulti\giovani maschi), in parte sono conservate nel vano principale e parte nel vano attiguo, solo una è attestata sul fianco esterno dell’abside. Due delle tombe interne all’edificio hanno una posizione di prestigio, essendo state poste al centro dell’aula davanti all’abside. Le sette sepolture sono prive di abbigliamento e di corredo (ad eccezione di un pettino in osso), alcune  erano state deposte all’interno di casse funerarie in legno in fosse terragne e una in muratura. Una di queste era sormontata da una croce in ferro che trova analogie con la “principessa” di Civezzano. Lundo 360 3

Dalle analisi antropologiche si è evidenziato che la sepoltura più antica appartiene alla coppia di defunti collocata al centro dell’aula davanti all’abside, che lascia ipotizzare avesse una relazione diretta con la fondazione dell’edificio stesso. Le analisi radiometriche hanno, inoltre, fornito date di decesso dalla prima metà\metà del VI secolo per le sepolture più antiche, ed entro i primi due decenni del VII secolo per le più recenti. Questi dati antropologici hanno permesso di considerare, che dopo i primi decenni del VII secolo termina l’uso funerario dell’edificio, mentre si protrae quello cultuale, evidenziato da atti di evergetismo nel corso dell’VIII\inizio IX secolo e una probabile consacrazione canonica (forse l’intitolazione della chiesa a San Martino) e deposizione di reliquie.
In seguito il sito inizia a perdere la sua funzione difensiva, attorno al XII-XIII secolo l’oratorio venne ricostruito con forma e dimensioni più ridotte al di sopra del perimetro centrale. L’edificio fu ricostruito dalle fondamenta, sfruttando il perimetro e l’impianto dell’aula interna, mentre il vano minore fu demolito; il nuovo edificio di culto presentava dimensioni ridotte e una forma semplice, con aula quadrangolare ed abside semicircolare. Il termine ante quem del cantiere è dato dal rinvenimento di denari crociati veronesi e veneziani (seconda metà del XII secolo), ritrovati tra i giunti delle pietre pavimentali; che indica una ripresa della frequentazione dell’edificio assumendo il ruolo di “chiesa di strada”. Tra XV e inizi del XVI secolo la chiesa perde l’abside, diventando di forma quadrangolare e non più divisa in due vani, contro la parete orientale viene costruito un altare a blocco in muratura. Tra XVIII-inizi XIX secolo l’aula interna presenta una nuova pavimentazione in mattonelle, coeva con una modifica dell’altare provvisto di una nuova mensa con icona, sulla quale si identifica probabilmente nel trittico tardogotico.

Cultura materiale

I reperti più antichi portati alla luce nell’area sono relativi alla frequentazione del sito in epoca pre-protostorica. Relativi all’insediamento altomedievale predominano le suppellettili (olle, vasellame in ceramica longobarda), in particolare il vasellame da fuoco, ma anche oltre 800 frammenti in vetro (lastre da finestra, frammenti di calice e di lampadine accese sulle tombe o sugli altari); manufatti in metallo (lame di coltello), ferro, bronzo, argento e frammenti scultorei in pietra. Per il dato numismatico tra le monete prevalgono gli antonianiani, e l’importante rinvenimento di un solido d’oro emesso a Costantinopoli dell’imperatore Anastasio. Tra gli oggetti più significativi si segnala un anello in oro e argento del VII secolo d.C. In base ai reperti rinvenuti, il sito non sembra dimostrare i caratteri di centro abitato da famiglie, visto l’assenza di indicatori di genere femminile o famigliare e la presenza di elementi dell’abbigliamento maschile e dell’armamento militare. Inoltre, il rinvenimento di materiale di pregio evidenzia la presenza di persone di rango sociale con possibilità di ottime risorse economiche.

Cronologia

L’area fu frequentata già in epoca pre-protostorico come hanno dimostrato i reperti rinvenuti nell’area indagata, relativi ad una frequentazione databile già durante la media Età del Bronzo. Il sito di San Martino Lomaso fu fondato intorno alla metà V e VI secolo d.C.; nel VIII il luogo perde gradualmente d’importanza, rimanendo attivo però l’edificio religioso a cui furono dedicate pratiche di evergetismo (fino al secondo terzo del XX secolo).

L’area archeologica di San Martino a Lundo sorge all’interno della Biosfera UNESCO “Alpi Ledrensi e Judicaria”: al cui interno sono presenti paesaggi di grande valore, frutto dei contatti nel corso dei secoli fra uomo-biosfera, tra questi i siti palafitticoli di Fiavè e Ledro.

AccessoVisitabile liberamente tutto l’anno.
Si consigliano calzature e abbigliamento da montagna.
Da Lundo seguendo il sentiero SAT 425 in direzione “malga di Vigo” in un oretta (3 km) si arriva all’area archeologica.

BiglietteriaIngresso libero

Servizi didatticiIndicazione nel sentiero dell’area archeologica

servizi per l’utenzaDepilane vicino alla foresteria

ContattiSito web del progetto: www.small.tn.it

BibliografiaVoltolini A., Il “mistero” di San Martino a Lundo: dalla campagna di scavi archeologici guidata dal professor Enrico Cavada elementi importanti per comprendere “i secoli bui della storia europea”, in VoltoliniJudicaria, 61, 2006 pp. 35-37.
Cavada E., Nel segno di San Martino… Il cavaliere e la fortezza, in Stenna Trentina, 2007, pp. 149-151.
Cavada E., Loci sancti martini: la chiesa e la fortezza. Riflessioni su presenze, insediamenti e luoghi nelle valli alpine centrali, in Carlo Magno e le Alpi. Atti del XVIII Congresso internazionale di studio sull’alto medioevo, Susa-Novalesa ottobre 2006, Spoleto 2007, pp. 229-252.
Cavada E., Forte E., Progetto “Monte San Martino/Lundo-Lomaso”. L’oratorio. Evidenze, modifiche, significati, in (a cura di) Brogiolo G. P., Nuove ricerche sulle chiese altomedievali del Garda, Mantova 2011, pp. 131-156.
Cavada E., Zagermann M., Monte San Martino, Lomaso, in (a cura di) Possenti E., APSAT 4: castra, castelli e domus murate, corpus dei siti fortificati trentini tra tardo antico e basso medioevo (schede 1), Mantova 2013, pp. 311-317.
Bellosi G., Cavada E., Monte di San Martino, San Martino, in (a cura di) Brogiolo G.P., APSAT 11: chiese trentine dalle origini al 1250, vol. 2, 2013, pp. 195-201.
Cavada E., Monte San Martino/Lomaso (Trentino occidentale) scavi 2004-2014, Congresso Nazionale di archeologia medievale, 7, Lecce, 2015, pp. 155-160.
Cavada E., Zagermann, Ceramiche longobarde con stampiglie antropomorfe. Nuovi dati da ritrovamenti in area centro alpina, in Congresso Nazionale di archeologia medievale, 7, Lecce, 2015, pp. 266-270.

Concessione per le riprese fotografiche
Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali - Ufficio beni archeologici ai sensi del d.lgs. 42/04 - Codice dei beni culturali

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