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Sito Doss Zelòr

Posizione geografica

Doss Zelòr sorge a poche centinaia di metri dal paese di Castello di Fiemme, sulla destra del torrente Avisio e risulta circondato da numerosi dossi porfirici modellati durante l’ultimo periodo glaciale. Doss Zelòr sorge sulla cima di un dosso ben difeso, oggi in parte ridotto a pascolo, il quale venne frequentato in epoca protostorica per le sue caratteristiche di “castelliere“. L’eponimo del paese fa riferimento ad un castello, infatti, alcune fonti documentarie del tardo XII e primi decenni del XIV secolo, fanno riferimento al castrum Flemis.

Storia della ricerca e degli studi

All’inizio del Novecento vennero alla luce casualmente nella zona di Doss Zelòr oggetti d’interesse archeologico (tra i quali un peso da telaio di pietra, vari frammenti fittili e alcune monete). Questi significativi rinvenimenti riportarono alla memoria degli abitanti, un’antica leggenda, che narrava la presenza di un antico villaggio, il quale, a causa di una pestilenza, sarebbe stato abbandonato e in seguito incendiato, causando il trasferimento degli abitanti nell’attuale zona di Castello. Quest’antica leggenda popolare di un antico villaggio, venne tramandata di generazione in generazione, costituendo una testimonianza orale giunta sino a noi. In seguito alle indagini archeologici quest’antico villaggio, si è poi rivelato essere un’insediamento romano alpino di due mila anni fa.
L’antica leggenda e il rinvenimento sporadico di reperti nella zona, sollecitarono la curiosità, portando alla decisione di indagare archeologica l’area del Doss Zelòr tra il 1948 e il 1986. Le campagne di scavo furono condotte dal professor Pietro Leonardi, in collaborazione con la Soprintendenza alle Antichità delle Venezie, Istituto di Paleontologia dell’Università di Ferrara e successivamente anche dalla Soprintendenza per il Veneto e dalla Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento.

Archeotrekking al sito archeologico di Doss Zelòr

Sito archeologico di Doss Zelòr

Il sito di Doss Zelòr, frequentato in epoca protostorica per le sue caratteristiche di “castelliere”, venne nuovamente insediato in epoca romana dal I al IV\V secolo d.C. dando vita ad un esteso villaggio.
Le indagini hanno riportato alla luce una decina di abitazioni (alcune indagate totalmente altre solo in parte), sparse nell’area di oltre 13 ettari, che si estendeva dal rialzo roccioso sino all’antistante pendio.
Le tecniche costruttive delle abitazioni richiamano la tradizione indigena con alcune nozioni provenienti dalla cultura latina e italica. I fabbricati rinvenuti a Doss Zelòr possono essere divisi in due coeve tipologie: una costruzione più semplice in legno ad unico vano, che si adatta alla roccia, presente in particolare sulla sommità del dosso; mentre l’altra, articolata su uno o due vani, utilizzava una tecnica mista in legno nell’elevato e la muratura nella parte inferiore, raggiungendo una superficie ampia circa 500 mq con funzione plurifamiliare.
Le abitazioni aventi vani con funzioni diverse (depositi, luoghi di lavoro, cucina e spazi domestici) erano poste nella parte più favorevole del dosso, alternate a spazi per la coltivazione. Alcuni edifici indicano trasformazioni e ampliamenti nel corso del tempo. Nel pavimento di un’abitazione è stato scoperto un ripostiglio di diciassette monete in lega d’argento raccolte fra il 260 e il 280 d.C. e suppellettile all’interno di un vaso. Queste informazioni indicano un abbandono graduale dell’insediamento, che ha portato anche allo spoglio e reimpiego di alcune parti delle abitazioni nella nuova sede.
Gli abitanti del villaggio praticavano l’agricoltura con la coltivazione di cerali, legumi e raccolta di frutti e l’allevamento minuto di pecore, capre e maiali, in base ai resti faunistici, scarsa risulta la presenza di animali selvatici, mentre, è attestato l’ampio utilizzo delle risorse forestali.
Il villaggio romano di Doss Zelòr diversamente dalle leggende popolari, non venne abbandonato per incendio né per pestilenza, ma gli abitanti gradatamente si spostarono in un’altra zona vicina, a causa della ridotta sterilizzazione dei terreni da coltivare, probabilmente questo spostamento si collocò tra il 350 e il 600 d.C.

Strutture in situ

Del vasto insediamento di Doss Zelòr, si sono conservate delle strutture in tre diverse aree:
∗ resti strutturali di abitazione romana in località “Le Poze”;
∗ due strutture sull’antistante pendio di fronte a Doss Zelòr;
∗  sulla sommità orientale del dosso sono visibili petroglifi e coppelle sul pavimento porfirico.

I resti strutturali in località “Le Poze” (in via Dolomiti), a circa un centinaio di metri a nord dei terreni sottostante il dosso, sono stati messi in luce tra il 1978 e il 1979. La struttura a pianta trapezoidale, evidenzia la presenza di due edifici sovrapposti e cronologicamente distinti: il primo distrutto da un incendio intorno alla fine del I secolo d.C. in base al rinvenimento di una moneta bronza attribuita all’imperatore Nerva (96-98 d.C.). In seguito venne costruito sulle fondamenta, un secondo edificio che utilizzò tecniche edilizie di migliore qualità con l’introduzione della calce. Sul lato esterno occidentale della struttura, in base ai resti rinvenuti, s’ipotizza una struttura a secco o una struttura per la sistemazione del terreno. I resti sono visibili attraverso una vetrata al di sotto di una casa di abitazione privata.

Nella zona prativa sottostante Doss Zelòr sono visibili due strutture abitative (complesso orientale e occidentale), riscoperte durante le campagne di scavo dal 1967 al 1968. Durante le indagini è stata messa in luce una struttura (complesso occidentale) con quattro vani attigui (A e B, C e D), il vano A presenta una pianta rettangolare con all’interno oltre a numerosi reperti anche frammenti di roccia vetrificata e di scorie di fusione, la cui probabile funzione era di fucina. All’interno dell’ambiente A, in una piccola buca addossata ad un masso sono state individuate le diciassette monete antoniani (da Galliano a Probo) associate a frammenti ceramici. Secondo Gianni Ciurletti la presenza di questo “tesoretto” potrebbe essere motivata dagli eventi storici del periodo, essendo datato al III secolo d.C., secolo in cui in Trentino sono attestate numerose invasioni degli Alemanni. A ridosso del muro meridionale del vano A è stato rinvenuto uno scheletro umano in posizione rannicchiata, con accanto alcuni oggetti ben conservati (armilla in bronzo, due perline forate, due sassolini), databile non prima del terzo quarto del IV secolo. Nel corso delle indagini nella zona sono venute alla luce altri due vani, che hanno permesso di chiarire l’ampia articolazione dell’edificio, costituito da più ambienti adibiti a diverse funzioni. L’edificio presentava una tecnica costruttiva in pietra e legno, in base alla facilità di reperimento di tale materiale nella zona: zoccolo in muratura a secco e alzato con travature in legno.

L’altro edificio abitativo (complesso orientale), messo in luce nella zona partiva durante la campagna di scavo del 1973, costruito con pietrame legato da malta, si articola in tre vani attigui (A, B, C), nell’ambiente B è stato individuato un focolare dall’andamento semicircolare circondato da pietre piatte, probabilmente interpretato come la cucina. Ad ovest era posto il corridoio a cielo aperto (vano C), di forma stretta ed allungata; gli ambienti (A, B e C) erano divisi da un area (vano D) dall’altro ambiente a sud (vano E) che in base alla presenza di una canaletta sembra proseguire nell’area esterna.

Sulla sommità orientale di Doss Zelòr, sono visibili sul pavimento porfirico dei petroglifi profondamente incisi sulla roccia e delle coppelle che sembrano richiamare la forma di un corno di cervo. Durante gli scavi è stato supposto un possibile corrispondenza delle coppelle con le stelle delle costellazioni, ma l’esame diretto dal professor Ettore Martin diede esito negativo e il loro significato rimangono ancora oggi un mistero.

AccessoVisitabile tutto l’anno.

LocalizzazioneDoss Zelòr
Castello di Fiemme, 38030 (TN)
Email: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
Tel: 0461.492161
Sito web: www.trentino.cultura.net/archeologia.asp

BiglietteriaIngresso libero.

Servizi didattici• pannellistica in lingua italiana
• visite guidate nel periodo estivo organizzate dalla Magnifica Comunità di Fiemme (Telefono: 0462.340812) o palazzo@mcfiemme.eu

BibliografiaLa Val di Fiemme nel Trentino dalla preistoria all’alto medioevo, (a cura di) Leonardi P., Accademico Nazionale Linceo, Manfredi Editori, 1991.
Cavada E., Un villaggio alpino di età romana, in (a cura di) Giacomuzzi G., Val di Fiemme: storia, arte, paesaggio, Trento 2005, pp. 75-77.
Cavada E., Villaggio scomparso… A ricordo di Pietro Leonardi, in “Stenna Trentina”, 1999, pp.118-121.
Cavada E., Il territorio: popolamento, abitati, necropoli, in (a cura di) Buchi E., Storia del Trentino, II, l’età romana, Il Mulino, Bologna, 2000, pp. 363-437.
Cavada E., Castello di Fiemme. A margine di cose e di uomini, in (a cura di) Felicetti M., G.S. Castello\Trofeo Topolino: la sfida e la festa: da 25 anni, 2008, pp. 17-33.
Ciurletti G., Cavada E., Doss Zelòr (Valle di Fiemme-Trentino): nuovo contributo alla conoscenza del villaggio di età romana imperiale, in Studi Trentini di Scienze Storiche – Sezione Seconda, LIX, n. 1, 1980, pp. 47-71.

Concessione per le riprese fotografiche
Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali - Ufficio beni archeologici ai sensi del d.lgs. 42/04 - Codice dei beni culturali

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