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Area archeologica Acqua Fredda

Posizione geografica del sito

Il sito archeologico sorge ad Acqua Fredda vicino al Passo Redebus, valico posto a 1.450 metri sul livello del mare, che si trova a una trentina di chilometri dal capoluogo trentino. Il passo del Redebus mette in comunicazione l’altopiano di Piné con la Valle dei Mocheni, quest’ultima vallata era ricca di risorse minerarie e di tracce di lavorazione del rame (scorie), come dimostra la grande densità di siti per la lavorazione del rame attraverso l’utilizzo di forni. Il sito sorgeva in una zona ben connessa alle vie di comunicazione di maggiore importanza, collegandosi a itinerari secondari più accidentati che consentivano rapidi spostamenti con il mondo peninsulare e transalpino. Le aree fusorie risultano solitamente collocate, come nel caso di Acqua Fredda, in prossimità di risorse idriche, utilizzate nel corso dei processi di produzione. Il sito archeologico di Acqua Fredda è immerso nella riserva naturale del Redebus, torbiera di grande valore naturalistico dove crescono molte specie vegetali preziose.

Storia della ricerca e degli studi

La scoperta del sito di Acqua Fredda avvenne nel 1979, quando durante i lavori lungo la Strada Statale del Redebus, fu portato alla luce “terra nera e pietre esposte al calore”. In seguito a tale scoperta, alcuni appassionati locali effettuarono delle indagini, recuperando alcuni frammenti di ceramica. Tali rinvenimenti, comunicati tempestivamente alla Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici, determinarono il rapido inizio delle campagne  di ricerca nell’area, sotto la direzione del “maestro” Renato Perini. Tra il 1979 e il 1995, furono eseguite nove campagne di ricerca e ulteriori prospezioni nell’area. Dopo aver valutato l’importanza del sito metallurgico dell’Età del Bronzo, fu invitato a partecipare alle ricerche l’Institut fűr Montanarchäologie del Deutsches Bergbau-Museum, con lo scopo di studiare e datare il sito archeologico, ma anche valutare gli aspetti tecnici relativi all’estrazione e riduzione del rame.

Area archeologica Acqua Fredda

L’area archeologica di Acqua Fredda risulta una delle più importanti fonderie preistoriche della tarda Età del Bronzo (XIII-XI secolo a.C.) nell’arco alpino. I siti metallurgici risalenti al Bronzo Recente e Finale si concentrano ad altitudini che oscillano a quote superiori ai 1.000 m., dove tra il XIII e l’XI secolo a.C. è attestata la fase di maggiore attività di lavorazione della calcopirite, in particolare nei comprensori montuosi della Valsugana.
I nove forni fusori in batteria e l’importante discarica di scorie (fra le 800-1.000 tonnellate), testimoniano l’intensa attività di estrazione e lavorazione dei minerali di rame fin dai tempi più remoti. I nove forni, attivi in diversi momentini, risultano del tipo a fossa, a cista ricavata in batteria e a vano di combustione delimitato da pietre e lastre,   sono stati realizzati in batteria a intervalli regolari entro una solida struttura in muratura a secco. In prossimità dei forni fu rinvenuta un’estesa discarica di scorie (grossolane, piatte e ridotte in sabbia), ma anche resti di travi lignee e buche collocate di fronte ai forni, probabilmente quest’ultime con funzione di ricovero per gli addetti ai lavori.
Nei settori I e VI sono stati portati alla luce nove forni, nel settore I si trovano sei forni, tra questi i due più antichi (forno n. 1 e  n.2) costituiti da allineamenti di pietre con incrostazioni di scorie, i quali si collocano stratigraficamente al di sotto della struttura muraria che accoglie le serie più recenti dei forni in batteria. Nel settore VI fu portato alla luce un forno (n.7), costituito ai lati da tre pietre di forma allungata e nella parte retrostante da una lastra litica in posizione verticale; e un altro forno (n.8) parzialmente distrutto e quattro focolari di piccole dimensioni. I forni più antichi appartengono probabilmente al Bronzo Recente; mentre i forni più recenti, relativi alla Cultura Luco A, sono costituiti da spazi quadrangolari ricavati entro il muretto a secco, delimitati da grossi blocchi di pietra sovrapposti, che raggiungono un’altezza massima di 80 cm circa. I resti dei forni, indagati archeologicamente, attestano che la produzione del rame veniva prodotta attraverso diverse fasi di lavorazione, in base ai dati acquisiti in altre siti archeometallurgici. Durante gli scavi sono emersi alcuni strumenti per la lavorazione del rame come macine che servivano a ridurre il minerale in sabbia e ugelli in ceramica (parte terminale del mantice), che serviva a mantenere la temperatura attorno a 1200 gradi, ma anche frammenti di recipienti in ceramica relativi alla Cultura Luco\Laugen e due spillone risalenti relativi al Bronzo Finale. I reperti rinvenuti, pur non essendo di numero elevato, hanno fornito importanti informazioni ai fini cronologici e culturali relativi all’attività estrattiva e fusoria.

Musealizzazione in situ

Il sito archeometallurgico di Acqua Fredda conserva in situ i resti dei sei forni fusori realizzati a batteria, all’interno di una struttura moderna in acciaio con un perimetro di lastre in vetro, che non interferisse con l’ambiente naturale circostante. Il progetto di musealizzazione permette un facile accesso a tutti i tipi di pubblico, creando un ambiente magico, i cui resti in situ sono ben valorizzatati e divulgati al pubblico. Di fronte ai forni fusori è posta la moderna pannellistica, che illustrano l’attività metallurgica antica, concentrandosi sulla posizione geografica del sito di Acqua Fredda, delle diverse fasi della lavorazione del metallo e della vita delle popolazioni dell’epoca.
Nei mesi estivi i Servizi Educativi della Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici, organizzano alcuni incontri che consentono ai visitatori di conoscere i segreti della lavorazione dei metalli e la possibilità di cimentarsi in prima persona nei laboratori; ma anche spettacoli teatrali interattivi relativi alle leggende sulle miniere o minatori della Valle dei Mòcheni.

AccessoVisitabile liberamente tutto l’anno.
Visitabile per portatori di handicap e con passeggini.

LocalizzazioneAcqua Fredda-Passo del Redebus
38043, Comune di Bedollo (TN)
Email: uff.beniarcheologici@provincia.tn.it
Tel: 0461.492161
Sito web: www.trentino.cultura.net/archeologia.asp

BiglietteriaIngresso libero.

Servizi didattici• I Servizi Educativi della Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici organizzano nei mesi estivi laboratori di archeologia sperimentale per famiglie con archeotecnici, e spettacoli teatrali interrativi; mentre nei mesi scolastici attività didattiche per il mondo della scuola.
• Pannellistica in lingua italiana e inglese
• Modellini di due figure umane accanto ai resti dei forni in situ

BibliografiaCinerny J., Marzatico F., Perini R., Weisgerber G., La riduzione del rame in località Acqua Fredda al Passo del Redebus (Trentino) nell’età del Bronzo Recente e Finale, in Der Anschnitt, Beihelf 17, pp. 125-154.
Marzatico F., Perini R., Ricerca archeometallurgica: importanti studi in Val dei Mòcheni e Luserna, in Identità. Notiziario trimestrale dell’Istituto culturale Mòcheno Cimbro, 10, marzo 1993, p.2-9.
Marzatico F., L’età del Bronzo Recente e Finale, in (a cura di) Lanzinger M., Marzatico F., Pedrotti A., Storia del Trentino, I, La preistoria e la protostoria, Istituto Trentino di Cultura, Il Mulino, Bologna 2001.
Marzatico F., La metallurgia nel versante meridionale dell’area alpina centro-occidentale: spunti di riflessione, in (a cura di) Aspes A., I Bronzi del Garda. Valorizzazione delle collezioni di bronzi preistorici di uno dei più importanti centri metallurgici dell’Europa del II millennio a.C. , Comune di Verona, 2, Sezione Scienze dell’Uomo 2011, p.9-25.
Marzatico F., Migliario E., Minatori e metallurghi: i forni del Passo del Redebus, in Il Territorio trentino nella storia europea, I, L’età antica, Trento: FBK Press 2011, pp. 75-78.
Perini R., Testimonianze di attività metallurgica dall’Eneolitico alle fasi finali dell’età del Bronzo nel Trentino, in Giuseppe Sebesta. Scritti e nota bio-bibliografica per il settantesimo compleanno, Biblioteca comunale di Trento, Trento 1989, pp. 377-404.
Perini R., Acqua Fredda. Passo del Redebus. I forni fusori della tarda età del Bronzo. The Late Bronze Age smelting furnaces, Giunta della Provincia Autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni Archeologici, Trento 2008.

 

Concessione per le riprese fotografiche
Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i beni culturali - Ufficio beni archeologici ai sensi del d.lgs. 42/04 - Codice dei beni culturali

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