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Archeologia in Val di Non
La Val di Non, è uno dei territori trentini più ricci sotto il profilo archeologico, lo dimostrano i numerosi reperti conservati non sono in musei trentini, ma anche al Tiroler Landesmuseum Ferdinandeum di Innsbruck. La valle, nonostante questa ricchezza, non ha restituito tracce della più antica presenza umana risalente al Paleolitico, infatti, le prime tracce di frequentazione umana si devono ai cacciatori-raccoglitori del tardo Paleolitico (circa 10.000 anni a.C.) e del Mesolitico (9.500-5.500 a.C.). Relativi al pieno Neolitico (V millennio a.C.), risalgono asce in pietra levigata provenienti da Dambel, Cles e Cloz, provenienti da corredi funerari, successivamente, coinvolta nel fenomeno della lavorazione metallurgica del Rame (III millennio a.C.), che ne è testimoniata dalla statua-stele in marmo rinvenuta a Revò.
Nel corso dell’età del Bronzo (2.200-900 anni a.C.), risultano numerosi i siti archeologici anauni, in questa fase, il Trentino Alto-Adige si distingue dai territori circostanti, per la presenza di un aspetto culturale noto come “Gruppo Luco-Meluno” (1.200-600 a.C.). Le indagini svolte sul Cisalir del Monte Ozol, portarono alla luce un’area sacrificale con roghi votivi, datata alla fine dell’età del Bronzo. Anche le indagini condotte a Campi Neri di Cles, hanno portato alla luce un’area santuariale composta da “vie sacre”, funzionali alla svolgimento di processioni e cerimonie rituali, con il deposito di offerte votive e sacrifici animali (Brandopferplätze alpini). La fase più interessante per la Val di Non, come si evince dalla dedica del Museo a Sanzeno alla popolazione dei Reti, è nella seconda età del Ferro, nota con il termine Fritzens-Sanzeno, tra la metà del VI e il I secolo a.C. I siti celebri relativi alla popolazione retica, sono in primis, il paese di Sanzeno, dove fiorì un importantissimo abitato retico, in varie località del paese (anche in località Casalini, dove oggi sorge il Museo); mentre a Mechel è attestato un santuario, sia durante la Cultura Frizens-Sanzeno che l’epoca romana, in base al rinvenimento di oggetti ripiegati, modalità tipica delle pratiche rituali. La cultura retica si esaurisce nel corso del I secolo a.C. coeva con il pacifico processo di romanizzazione, che determinò l’assimilazione di nuovi costumi da parte delle genti autoctone.
In riferimento alla pacifica integrazione della Val di Non nel mondo romano, è significativa la Tabula Clesiana, lastra in bronzo rinvenuta nel 1869 presso Campi Neri di Cles e datata al 15 marzo 46 d.C., quando l’imperatore Claudio concesse la cittadinanza romana agli Anauni, Tulliassi e Sinduni, rimediando alla situazione di illegittimità, visto che gli abitanti della valle godevano e vivevano come cittadini romani, senza averne alcun diritto.
I siti archeologici indagati documentano un’assimilazione delle tradizioni romane da parte delle popolazioni retiche, risultando numerosi in Val di Non: da Sanzeno a Mechel, a Cles, a Cloz a Romeno a Vervò. Per quanto riguarda la sfera sacra, sono attestati culti derivati dalla tradizione italica: iscrizioni sacre, bassorilievi e bronzetti dedicati a divinità dell’Olimpo romano (Giove, Marte, Mercurio, Diana).
A partire dal III secolo d.C. in Val di Non è attestata la presenza di culti misterici di origine orientale, come il culto del dio Mithra, introdotto da soldati che tornavano dal servizio militare e da mercanti.
La diffusione del cristianesimo in Val di Non, incontrò all’inizio parecchie difficoltà, come ricordano le fonte antiche, relative ai martirio dei tre missionari originari della Cappadocia, uccisi il 29 maggio del 397 d.C.
Tra il VI e l’VIII secolo la Val di Non, ebbe un ruolo di primaria importanza, come terra di confine tra i Franchi della Val Venosta e i Bavari della Val d’Isarco. Per questo motivo, sono documentati alcuni insediamenti difensivi indigeni, tra cui il castrum de Anagnis, distrutto dai longobardi nel 575. Numerose sono le sepolture longobarde nei pressi di Brez, Cloz, Rallo, Vervò, Nanno.
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Archeologia in Val di Non: dalla preistoria a San Romedio, Soprintendenza per i beni archeologici, Trento 2004.
Storia del Trentino, II, L’età romana, (a cura di) Buchi E., Il Mulino, Bologna 2000.
Turismo in Val di Non
La Val di Non, risulta un territorio di passaggio e di collegamento già dall’epoca preistorica, in particolare tra il mondo latino e quello germanico, assumendo una posizione di snodo strategico e commerciale. Numerose sono le testimonianze come i molteplici manieri, risultando una delle valli alpine più ricche di castelli, ma anche testimonianze religiose (chiese, santuari).
La Val di Non non offre soltanto la possibilità di immergersi nell’archeologia ma anche la possibilità di scegliere paesaggi immersi nel verde, laghi splendenti, malghe, canyon, castelli e santuari, dove natura e cultura si fondono alla perfezione.
I luoghi storici e spettacolari che i turisti possono visitare trascorrendo alcuni giorni in Val di Non sono: il santuario di San Romedio, il santuario dei Martiri Anauniensi, lo spettacolare Castel Thun e molti laghi come quello di Tovel.
Di fronte al Museo Retico a Sanzeno in località Casalini, inizia una passeggiata panoramica che si sviluppa inizialmente in mezzo ai meleti, poi in parte nella roccia e in parte su passerella in legno, che porta al Santuario di San Romedio.
Un altro luogo religioso di Sanzeno è la Basilica dei Santi Martiri anauniensi, tra i monumenti più significativi dell’arte tardo gotica del Trentino. Questo luogo ricorda la tragica vicenda dei tre martiri di Anaunia, sottoposti a supplizio e finiti a rogo, il quale fu accesso con le travi della piccola chiesa da loro costruita, durante i riti ambarvalici, dagli abitanti ancora pagani della Val di Non. Inoltre, la valle è anche possidente di Castel Thun (Ton), castello molto importante nell’arco alpino per la sua struttura architettonica e per gli arredi interni. Dal punto di vista naturalistico offre la possibilità di visitare canyon e laghi, in particolare l’incantevole lago di Tovel, noto per il caratteristico arrossamento che avveniva nelle sue acque.
Sito web: http://www.visitvaldinon.it/it/
Email: info@visitvaldinon.it
Indirizzo: Via Roma,21 38013 Fondo