L’itinerario archeologico alla scoperta della storia antica dell’Anaunia, parte dalla località di Campi Neri di Cles, nota a livello internazionale per aver restituito importanti reperti, tra cui la famosa Tablua Clesiana e alcuni frammenti epigrafici con dedicata al dio Saturno (divinità romana della semina e dell’agricoltura). Le indagini archeologiche eseguite hanno interpretato la località di Campi Neri come luogo di culto a partire dalla metà del III millennio a.C. fino alla tarda età romana. I recenti scavi archeologici hanno messo in luce una vasta area santuariale percorsa da “vie sacre”, individuando fasi diverse di frequentazione, durante le quali sono attestati i cosiddetti Brandopferplätze alpini, cioè delle cerimonie rituali con deposizione di offerte votive, sacrifici di animali, accensioni di fuochi e la presenza di molti oggetti volutamente spezzati in un gesto di valore simbolico.
L’area archeologica musealizzata all’interno del parco della Azienda Pubblica dei Servizi di Santa Maria di Cles, risulta di notevole interesse, è una struttura databile tra la tarda età del Rame e l’inizio dell’Antica Età del Bronzo (2.500-2.000 a.C.). Si tratta di un ampio recinto di forma circolare, al cui interno è presente una struttura circolare più piccola, forse destinata all’accensione rituale dei fuochi; e un ulteriore recinto ad est. Nell’area sono emersi strumenti in selce alterati dal calore, ossa umane calcinate resti ceramici frantumati e offerte rituali carbonizzate.
Dopo la visita dei resti in situ e dei pannelli didascalici all’interno dell’edificio dell’Apsp, si procede in macchina per quindici minuti verso il paese di Sanzeno (10 chilometri) come indica il percorso tracciato nella mappa. Giunti al Museo Retico, si può posteggiare l’automobile vicino al museo o nel grande parcheggio sulla destra pochi metri prima. La struttura decostruttiva del museo, con forte utilizzo di calce e materiale grezzo, sembra contrastare con la bellezza architettonica interna. L’architettonica del museo vuole richiamare l’idea di un piccolo villaggio di montagna, con al centro un campanile aperto che simboleggia la chiesa di un paese, collocandosi al centro di una diagonale tra i due paesi attuali Tavon e Casez. Il Museo Retico, racconta attraverso tecnologie innovative la storia e l’archeologia della Val di Non, centrale è il “Pozzo del tempo”, carota stratigrafica che permette di risalire a spirale, dalle più antiche tracce di presenza umana nella valle, passando per le testimonianze retiche e romane, infine arrivando a scorgere le testimonianze altomedievale. La sezione dell’altomedioevo fa riferimento ai reperti relativi alla prima cristianizzazione della valle con il martirio dei tre diaconi cristiani inviati dal vescovo Vigilio, e alla leggenda di San Romedio. Di fronte al Museo Retico parte la passeggiata archeologica\naturalistica che conduce al Santuario di S. Romedio.
Il sentiero che porta al santuario, risulta tra i più suggestivi della regione, visto che inizia tra i meleti che colorano il paesaggio (in primavera si possono ammirare i meleti in fiore) e continua attraverso la roccia scavata durante le Glaciazioni del Quaternario (forra di San Romedio), ripercorrendo l’antico canale ottocentesco, sviluppandosi in parte nella roccia e in parte su passerella in legno. Durante il percorso, la visuale panoramica sottostante, regala una suggestiva scenografia naturale, caratterizzata dal silenzio e dalla presenza di molte specie di uccelli che nidificano nella cavità tra le rocce.
Lungo il sentiero ad intervalli regolari, sono stati recentemente collocati dei pannelli illustrativi, che descrivono l’ambiente e la fauna del luogo. Dopo una mezz’oretta si arriva ad una scalinata in legno, lì si è obbligati a scendere sulla strada asfaltata che in pochi minuti conduce al santuario. Arrivati alla stazione XII della Via Crucis marmorea, si percorre la scalinata di ciottoli che conduce all’ingresso del Santuario di San Romedio, che secondo la leggenda è collegata alla figura del vescovo San Vigilio. Probabilmente San Romedio visse nell’XI-XII secolo, signore del castello di Thaur, dopo il suo pellegrinaggio a Roma decise di donare tutto i suoi beni alla Chiesa e scelse di vivere in un luogo isolato: in una grotta in cima al picco di roccia. Alla sua morte, la sua tomba venne scavata nella roccia, e dando vita al culto che si perpetua ancor oggi.
Nel corso dell’anno Mille nel luogo fu costruita la prima chiesetta che nel corso del tempo si trasformò in santuario. Il santuario è costituito da cinque edifici sovrapposti tra loro collegati da una ripida scalinata (131 scalini), incantevoli sono gli splendidi affreschi religiosi.
Attualmente sotto il Santuario, sorge un recinto in è presente un Orso Bruno, legato alla leggenda di San Romedio, nella quale si narra che lungo il viaggio verso Trento per ricevere la benedizione da Vigilio, incontrò un orso e lo “ammaliò”.
Museo Retico: dal 1 marzo al 19 giugno e dall’11 settembre al 31 ottobre: sabato, domenica e giorni festivi ore 14-18.
Chiuso gennaio, febbraio, novembre, dicembre;
Dal 20 giugno al 10 settembre da martedì a domenica ore 10-13 / 14-18.
Santuario San Romedio: 9.00 alle 17.00 (dal 1.04 al 30.09 fino alle 19.00), ingresso libero.
Ridotto € 2,50
Forse potrebbero interessarti: