Storia delle collezioni museali
La sede del MAG è all’interno della Rocca di Riva del Garda, fortificazione medievale della città posta sulle sponde settentrionali del lago, articolata in tre sezioni permanenti (pinacoteca, archeologia e storia), spazi dedicati alle mostre temporanee e laboratori didattici per bambini e famiglie (INverno). Dall’inizio del Novecento iniziano le donazioni di privati, ma soltanto alla fine degli anni Trenta i materiali trovano una loro collocazione espositiva al primo piano dell’edificio. Il Museo Alto Garda nacque nell’aprile 1951, e nel 2009 ha avuto un importante trasformazione istituzionale con la creazione di un polo museale unico dell’Alto Garda in cui vi è la collaborazione fra il Museo di Riva e la Galleria Civica di San Segantini di Arco.
Collezione archeologica
Il primo allestimento della sezione archeologica del Museo di Riva del Garda nacque all’inizi degli anni Cinquanta, in cui furono esposti reperti rinvenuti a Riva, dalle sue origini nel periodo preistorico, per risalire poi all’epoca romana e sino al periodo medievale.
La sezione di archeologia, è presenta dal 2003 in un nuovo allestimento, frutto della collaborazione tra il Museo e la Soprintendenza per i beni culturali – Ufficio beni archeologici, con l’inserimento di video illustrativi, modellini e ricostruzioni ambientali.
Il percorso espositivo archeologico, occupa il secondo piano del museo, articolandosi in sei sale, che in ordine cronologico espongono i reperti rinvenuti nella ricca zona dell’Alto Garda, dal Paleolitico medio fino all’epoca tardoantica-inizio altomedioevo.
I sala: Il Neolitico, le statue stele, racconta le più antiche testimonianze della presenza umana: manufatti in selce scheggiata trovati sul Monte Baldo datati dal Paleolitico al Mesolitico, passando poi al periodo Neolitico con la Cultura dei vasi a bocca quadrata (VBQ). Nella prima vetrina sulla destra, è collocata l’olletta tipo “Serra d’Alto”, che testimonia l’ampiezza dei contatti già in epoca neolitica. Ma l’elemento più suggestivo della sala sono le otto statue stele dell’età del Rame (fine IV-III millennio) scoperte casualmente ad Arco durante la costruzione dell’ospedale (Arco I – Arco VI). Altre due statue (Arco VII e Arco VIII), sono state rinvenute in tempi più recenti da privati cittadini. Di fronte alle statue stele è stata ipotizzata la ricostruzione dell’abbigliamento e d’ornamento femminile e maschile del III millennio a.C. in base alle raffigurazione dei reperti sulle stele, che può suggerire una stratificazione sociale. Ancora oggi attorno al significato e alla funzione delle statue stele aleggia molto “mistero”, tre sono le possibili interpretazioni: raffiguravano personaggi di rango, immagini di antenati illustri o divinità.
II sala: Un mondo sull’acqua, esposizione dei reperti rinvenuti nei due villaggi palafitticoli dell’Età del Bronzo (2.200-1.000 a.C.), entrati nel 2011 tra i siti dell’UNESCO: Molina di Ledro e Fiavé. Nelle vetrine sono esposti oggetti d’uso quotidiano, ma anche di pregio come i diademi di Ledro e le “tavolette enigmatiche”. Nella sala è presente la ricostruzione della stratigrafia degli ambienti in umido, creata dall’artista Gigi Giovanazzi e di fronte un suggestivo modellino delle palafitte di Fiavè, che rappresenta la tecnica con cui venivano costruite le palafitte.
III sala: L’uomo della Busa Brodeghera, ricostruita l’eccezionale scoperta avvenuta nel 1976 su Monte Altissimo a 1950 metri di quota, in cui sul fondo di una stretta voragine sono stati rinvenuti i resti di scheletro di un individuo di circa vent’anni con i suoi oggetti personali (V-IV secolo a.C.).
Proseguendo nella sala sono esposti oggetti in bronzo (spilloni e fibule) rinvenuti a San Giacomo di Riva, in località Roncaglia, dove nell’XI-V secolo a.C. venivano praticati i roghi votivi (chiamati Brandopferplätze alpini). La pratica rituale dei roghi votivi sono attestate in ambito alpino centro-orientale tra la fine dell’età del Bronzo e l’età del Ferro, con casi di continuità in epoca romana, e prevedevano il sacrificio di vittime e l’offerta di oggetti in metallo piegati o frammentati intenzionalmente.
IV sala: Il sito di Monte San Martino, punto di unione tra il periodo protostorico e la romanità, infatti il sito è stato un importante luogo di culto frequentato durante la seconda età del Ferro e la successiva età romana, diventando un santuario. Nelle vetrine sono esposti oltre reperti d’uso comune, anche iscrizioni latine, figure fittili di divinità e la statuette della madre con il bambino (divenuta il reperto “simbolico” del sito).
Itinerario archeologico dal MAG a San Martino ai Campi
V sala: L’area del sacro, sala dedicata alle preziose epigrafi romane (I-II secolo d.C.), che testimoniano la trasformazione della scrittura ma allo stesso tempo anche la delicata fase di passaggio culturale. In questo periodo avviene il progressivo abbandono della lingua e dell’alfabeto retico a favore di quello latino. Infatti, anche le divinità indigene progressivamente si trasformano in quelle romane.
VI sala: L’epoca romana espone reperti del periodo romano della zona gardesana, molto suggestiva è la splendida vasca marmorea di tradizione ellenistica e di pregevole valore artistico, collocata al centro all’inizio della sala. Si entra poi nello spazio dedicato al popolamento della zona del Basso Sarca e alle modifiche subite nel territorio durante il periodo romano. La sezione archeologica si chiuse con alcuni reperti di età tardoantica ed altomedievale, provenienti da sepolture; di questo periodo sono ridotte le conoscenze e limitate a contesti religiosi o sepolcrali, sebbene le ricerche condotte a San Cassiano, stiano portando un contributo importante per quest’epoca.
Successivamente agli scavi in via Brione i due enti, MAG e la Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento , hanno voluto progettare una mostra per esporre ai visitatori quest’importante rinvenimento, visto che è la prima volta che Riva del Garda documenta un abitato neolitico all’aperto.
La mostra espone i reperti più significati, rinvenuti nel corso degli scavi, ancora in corso di studio, con lo scopo di offrire al visitatore un quadro della preistoria rivana, attraverso la cultura materiale, le attività economiche e tecnologiche, fondamentale il paesaggio antico, visto che il sito sorgeva in un punto strategico di contatto tra l’area peninsulare e quella padana.
Consigliata è la salita al Mastio, la torre principale della Rocca di Riva del Garda, che regala una vista spettacolare sul lago di Garda e sulla cittadina.
Dal 19 marzo al 5 novembre 2017 | 10.00 – 18.00 (lunedì chiuso)
Giugno, luglio, agosto e settembre 2017 | aperto tutti i giorni 10.00 – 18.00.
27-30 dicembre 2017 / 2-7 gennaio 2018 | 10.00 – 18.00; 31 dicembre 2017 | 10.00-17.00 (in dicembre e gennaio la Torre Apponale è chiusa).
Biglietto intero Museo, compresa salita al Mastio, € 3,00
Biglietto intero Torre Apponale € 2,00
Gratuito: ragazzi fino ai 15 anni, prima domenica del mese
• bar
• bagni
• ascensore
• pannellistica in italiano
• didascalie reperti in italiano
• guida a stampa (italiano, inglese, tedesco)
• sala conferenze
•attività didattica (operatori del MUSE – Museo delle Palafitte di Ledro)
• mappa del museo
38066 Riva del Garda
Sito web: www.museoaltogarda.it
Email: info@museoaltogarda.it
Tel. 0464 573869
Fax 0464 573868
La Rocca di Riva del Garda: restauro di un edificio monumentale, Trento 1994
Pedrotti A., Le statue stele di Arco. La statuaria antropomorfa alpina nel III millennio a.C.: abbigliamento, fibre tessili e colore, Trento 1993,
Pedrotti A., L’età del Rame, in (a cura di) Buchi E., Storia del Trentino, II, L’età romana, Bologna 2000
Carenti Martignago S., Materiale archeologico della collezione del Museo Civico di Riva del Garda, Trento 2004
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