Posizione geografica
Il Riparo Dalmeri sorge sull’Altopiano di Asiago dei Sette Comuni a 1.240 metri di quota, ai margini settentrionali del pianoro carsico di Marcèsina, a circa 4,5 km a nord ovest in linea d’aria dalla Grotta d’Ernesto (attualmente chiusa per motivi di sicurezza). Il sito si apre nella parete calcarea formando un “riparo naturale” di elevate dimensioni (lunghezza 30 metri e larghezza 6 metri).
Storia delle ricerche
Il riparo venne scoperto nel 1990 da parte del geologo dal quale prese il nome, Giampaolo Dalmeri, conservatore della Sezione Preistorica del MUSE. Dal 1991 per circa vent’anni, il Museo Tridentino di Scienze Naturali (oggi MUSE) organizzò delle campagne di scavo nel sito, condotte in accordo con la Soprintendenza per i beni culturali-Ufficio beni archeologici della Provincia Autonoma di Trento. I depositi stratigrafici del riparo risultano ben conservati e hanno permesso di acquisire numerose informazioni: sull’ambiente naturale antico, sulla frequentazione del sito, sull’economia, sulla produzione artistica e sulla spiritualità.
Archeotrekking al Riparo Dalmeri
Informazioni sul sito
Il riparo sottoroccia, frequentato stagionalmente nel periodo estivo\autunnale, rappresenta uno dei rari esempi di sito paleolitico montano, caratterizzato dalla caccia specializzata allo stambecco (prevalente al 90%).
Le indagini stratigrafiche hanno portato alla luce due livelli antropizzati databili all’Epigravettiano recente (fine del Paleolitico Superiore): il primo più antico datato a 13.200 anni fa, nel quale furono deposte le 267 pietre dipinte, l’altro datato 13.000 anni fa, che ha restituito i resti di una capanna subcircolare e di un focolare.
Nel corso di vent’anni di ricerche a carattere pluridisciplinare, la scoperta più eccezionale, è stata il rinvenimento di un fondo di capanna, che rientrava nella parete del riparo, a pianta subcircolare di circa quattro metri di diametro, la quale presenta un’interruzione a sud-est interpretata come un possibile ingresso nella struttura.
Nell’area esterna alla capanna, sono state messe in luce tre fosse contenenti ossa di animali e alcune pietre dipinte, inoltre, in corrispondenza della zona di accesso, sono stati individuati numero frammenti di pietra con pittura in ocra rossa, che in base alla deposizione stratigrafica sono riferibili alla prima fase di frequentazione del sito. All’interno della struttura è stato individuato un piccolo focolare di pietre, un’area di combustione, un accumulo a semicerchio costituito da scarti di lavorazione della selce, resti faunistici e la distribuzione di polvere d’ocra rossa, evidentemente posti in maniera intenzionale.
Ritrovamenti nel sito
Numerosi sono stati i resti faunistici conservati, che ha consentito di ricostruire l’ambiente antico in cui avevano abitato i cacciatori-raccoglitori del Riparo Dalmeri. Le analisi paloambientali hanno identificato un ambiente molto esteso e diversificato, composto sia da aree umide che da praterie alpine, dove si praticava la caccia specializzata allo stambecco, la pesca nel fondovalle del fiume Brenta e rari casi di cattura di uccelli.
Lo studio dei resti faunistici, ha potuto documentare che gli stambecchi venivano catturati e successivamente spellati e uccisi all’interno del riparo, come hanno evidenziato le tracce di polvere d’ocra all’interno della struttura, la quale venivano utilizza non solo per la pittura ma anche per la raschiatura della pelle. Oltre allo stambecco, erano cacciati: cervo, capriolo, camoscio, ma anche orso, tasso, castoro, cinghiale.
Nel sito sono stati trovati 32 conchiglie di Gasteropodi marini e sette denti umani di infanti, cinque incisivi e due molari, questo dato permette di comprendere che il sito era frequentato da gruppi famigliari. Lo studio della sequenza dei livelli antropici consente di affermare che il sito è stato frequentato più volte prima di essere definitivamente abbandonato ed era probabilmente abitato da oltre duecento unità d’individui.
Arte mobile
Il Riparo Dalmeri ha restituito un’eccezionale corredo d’arte mobile, costituito da ben 267 pietre dipinte, di cui per tre quarti sono state rivenute con la superficie decorata rivolta verso il basso e posizionate in modo intenzionale; questi dati, in particolare il loro contesto di rinvenimento, fa pensare ad un’area destinate ad attività cerimoniali. Le pietre dipinte in ocra rossa su pietra calcarea locale, rappresentano un unicum nei siti preistorici europei, per questo motivo, negli ultimi anni sono state oggetto di studio ed analisi da parte di numerosi studiosi. Le pietre dipinte, in parte restaurate ed analizzate dal punto di vista mineralogico-petrografico e chimico-stratigrafico, possono essere divise grandi gruppi: rappresentazioni schematiche, antropomorfe, figure zoomorfe, impronte di mani e tracce di colore.
I numerosi rinvenimenti di pietre dipinte con ocra rossa, rappresentanti anche figure naturalistiche con raffigurazioni di diversi animali, in particolare lo stambecco e il cervo, fanno supporre che il legame con gli animali non era solo legato alla sopravvivenza, ma poteva rappresentare un possibile rapporto spirituale.
Le raffigurazioni erano prive della linea di contorno, inoltre, venivano sfruttate le parti convesse e concave della pietra per rappresentare le parti anatomiche come zampe, dorso o muso dell’animale. Gli animali sono rappresenti in un determinato atteggiamento, realizzato a seguito di un’attenta osservazione del comportamento degli animali dipinti. Durante il restauro di alcune pietre dipinte, si è evidenziata la presenza di cera d’api utilizzata con funzione di legante.
Altri rinvenimenti
La cultura materiale venuta alla luce durante le numerose campagne di scavo risulta molto ricca e variegata, costituita da numerosi oggetti litici (in particolare grattatoi e bulini); resti faunistici, in prevalenza riferibili allo stambecco ma anche squame di pesci, resti ossei di anfibi e di piccoli rettili e resti pollinici (maggior presenza del pino montano). Molto significative sono gli oggetti d’ornamentali, come una perlina in steatite, poche schegge di cristallo di rocca e le conchiglie marine forate per permetterne l’utilizzo come collane.
Strutture in situ
Il sito epigravettiano risulta ben musealizzato, infatti, la presenza lungo l’itinerario al riparo coinvolge il visitatore, per la presenza di teli illustrati con scene che richiamano le attività di vita quotidiana preistorica e l’arte rituale mobile. Giunti all’area archeologica sono presenti numerosi pannelli, alcuni illustrativi delle ricerche archeologiche nell’Altopiano dei Sette Comuni e in particolare il rinvenimento oggi più interessante, cioè la scoperta del Riparo Dalmeri, il quale ha permesso di comprendere rilevanti informazioni relativi alla modalità di sfruttamento del territorio montano, sulle attività di vita quotidiana e sull’arte mobile e spiritualità paleolitica prealpina. L’aspetto più interessante e comunicativo, è l’ipotetica ricostruzione della capanna preistorica (in base al fondo di capanna rivenuto) e della distribuzione originaria con copie delle numerose pietre dipinte con ocra rossa con varie raffigurazioni. Di fronte ai pannelli illustrati, è possibile salire un breve sentiero, che regala una vista panoramica sul riparo sottoroccia musealizzato.
Parzialmente visitabile per portatori di handicap e con passeggini
Da Asiago: Percorrere la SP 76, direzione Enego, e dopo Foza imboccare il bivio che conduce a “Piana della Marcesina/Rifugio Barricata”, percorrendo in macchina o a piedi la strada forestale sulla destra per circa 1 km si arriva ad un parcheggio dove inizia l’itinerario archeologico al riparo.
• pannellistica in lingua italiana ed inglese
• teli illustrati
Visite guidate al sito: ogni domenica dal 3 luglio al 28 agosto , in più il 15 agosto, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16. Alla visita è collegata l’attività di tiro con l’arco (gratuita). Il luogo di ritrovo/partenza delle visite guidate presso Località Barricata, piana della Marcesina (Grigno) al bivio fra la strada della Pertica sull’Altopiano e la strada forestale che porta al Riparo Dalmeri.
Per maggiori informazioni: museinfo@muse.it
Sito web: www.riparodalmeri.it
Tel: 0461.270311
Email: museinfo@muse.it
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